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| cosa c’è in Strange House? Beh, farei prima a dirvi cosa non c’è! In effetti il piatto è condito bene e non manca nulla: c’è l’organo Hammond indiavolato, ci sono le chitarre Fuzz, c’è una ritmica sostenuta e selvaggia sotto a mugolii, grida e proclami satanici all’acqua di rose (in senso buono). Ma. Ogni ingrediente è appiccicato con la Coccoina. Talmente posticcio e malfermo da tradire un’intenzionale iter produttivo sontuosamente bislacco.
Sì, insomma, pur non essendo affatto male, questo disco rende difficile immaginare quale potesse essere il target pensato da James “Loog” Oldham, il discografico, nel momento in cui ha deciso di realizzarlo. Ora che in Gran Bretagna funzionano band totalmente agli antipodi, The Horrors escono con un album che sembra fatto per nostalgici del punk americano degli anni 60 e che invece viene promosso come la bomba a orologeria per la nuova generazione britannica.
Il fatto che si apra con una cover di Link Wray (Jack The Ripper) mette immediatamente le carte in tavola sulla direzione del lavoro e ci indirizza inevitabilmente sul modo di affrontarlo. Sheena is a Parasite, il primo singolo uscito qualche mese fa e che ha convinto Chris Cunningham a tornare a dirigere un videoclip dopo anni di assenza, non aggiunge altro: sembra un pezzo dei Joy Division, suonato dai Fuzztones con la produzione di Brian Eno. Come dite? Siete disorientati? In effetti, lo capisco ma vi assicuro che la descrizione è calzante.
Il nuovo singolo Gloves e la conseguente Excellent Choice alleggeriscono un po’ i toni e, soprattutto, tradiscono l’origine inglese di questi cinque ragazzini mettendo in scena una sorta di pastiche hard-brit-pop-rock che fa pensare ai PULP per la prima e a The Fall per la seconda (e cercate di essere indulgenti quando vi verrà naturale pronunciare la parola “plagio”). La recensione potrebbe continuare a scavare tra le canzoni del disco alla ricerca di altri punti di riferimento ma preferisco lasciarveli scoprire da soli. In fondo l’operazione non vi sarà sgradita.
L'album scorre piacevolmente, tra rimandi Hammond-beat e strilli degni di Screaming Jay Hawskins a svelare la complicità di Jim Sclavunos (Sonic Youth, The Cramps, Bad Seeds…) tra le fila degli addetti alla realizzazione (eh, sì, al plurale) di questo prodotto discografico.
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